mercoledì 20 settembre 2017

Mugello Marathon: parla il Presidente.

A due giorni dalla 44esima edizione della Mugello Marathon, ho voluto scambiare qualche impressione con il Presidente, Gabriele Sargenti. 

E' ad attendermi, col suo solito sorriso, sulla porta della sede della Mugello Marathon. Altissimo, affabile e cordiale,  Gabriele, con la sua inconfondibile voce da baritono mi fa accomodare nel suo ufficio, che oggi  è trasbordante di scatoloni contenenti t-shirt, medaglie e volantini. 

Allora Gabriele, ci siamo.. Sabato si parte. Innanzi tutto: la Mugello Marathon è la maratona continuativa più antica d' Italia. Come si fa " resistere " per tutti questi anni.

E' una cosa molto difficile ( sorride ). Una maratona internazionale, con 750 partecipanti provenienti da 17 nazioni, richiede standard altissimi, tasse gara altrettanto alte e costi vivi della maratona. Ci riusciamo grazie alla passione e alla determinazione di un gruppo di persone che lavorano tutto l' anno per arrivare preparati all' evento, a partire dalla Vice Presidente Martina Gherardi, Simone Innocenti, Noemi Gambi, Stefano Tarchi, Damiano Boretti e tanti altri, e anche ai 250 bravissimi volontari che nei giorni della gara, si occupano di tutte le questioni logistiche e amministrative. 

Che tipo di gara è la Mugello Marathon?

La nostra è una maratona che non a uguali. Rispetto alle altre, che sono tendenzialmente in linea, da tempo, la nostra è molto più muscolare, più dura, unica nel suo genere. Ma nonostante questo, anche questo' anno abbiamo circa il 10% di iscritti, che saranno alla loro prima maratona: questo aspetto ci riempie di orgoglio. E poi il passaggio all' interno dell' autodromo, questo' anno in concomitanza con una gara di CIV, la rende uno spettacolo unico.

Una delle domande più frequenti che ci facciamo tra runner è come mai la invece della classica mezza maratona di 21 km, avete scelto la 30 km...

La questione è dettata da esigenze organizzative: un arrivo intermedio, presso l' autodromo, necessita di altri 100 volontari. Al momento non siamo in grado di supportare questa richiesta. L' arrivo ai trenta chilometri ci permette di farlo coincidere con l' arrivo finale della maratona, con una notevole ottimizzazione di energie e di risorse. Poi il prossimo anno si vedrà...

Tante le novità importanti di questo' anno, mi dicevi...

Si, innanzi tutto quest' anno iniziamo il percorso che ci porterà al cinquantesimo anniversario della Maratona del mugello. Lo facciamo con una medaglia celebrativa per i finisher, che sarà la prima di un puzzle, aggiornato tutti gli anni, che vedrà la sua fine con l' ultima medaglia, che sarà consegnata nella maratona del cinquantesimo. Poi l' applicazione per smartphone, che invito a scaricare, SMAN APP, che ci permette di monitorare dove si trovano i corridori e nel caso sorgessero dei problemi, a intervenire tempestivamente. Infine tanto spazio alle famiglie con tanta animazione all' interno del Villaggio in Piazza Dante a Borgo San Lorenzo a partire dalla mattina.


Le maratone come dicevamo sono una sempre una festa. Come risponde il Mugello a questo evento?

Si è così; il bello delle maratone è anche tutto il contorno festoso che le accompagna. Per questo invito i cittadini del Mugello a scendere in strada e andare ad applaudire e sostenere gli atleti che partecipano, perché semplicemente gli fa piacere ( confermo, NdA ). E poi un invito anche, laddove sia possibile, a lasciare l' auto in garage, per evitare possibili disagi, che inevitabilmente, in una manifestazione di questa portata, vengono a crearsi. A tal proposito sul nostro sito, potete trovare tutte le informazioni utili per la viabilità. 









Gabriele Sargenti



La medaglia di edizione



Il programma 

sabato 16 settembre 2017

L' infortunio

Questa settimana son dovuto stare fermo per una leggera tendinite al tallone destro. 
Lo stato mentale in cui il runner si ritrova quando subisce un infortunio è pari a quello di un bambino a cui i genitori negano di fare il bagno al mare. E come un bambino, attraversi varie fasi comportamentali, una più assurda ( e indisponente per chi ti sta intorno ) dell' altra :

1) Il rifiuto: appena ti accorgi di esserti fatto male ( succede quasi sempre mentre ti alleni ), ti dici che non è niente: saranno le scarpe, il freddo, il caldo, gli alieni. Ma lo sai, LO SAI, che non è così. Ti sei infortunato, punto. Fermati e vai a casa.

2) L' auto-diagnosi: torni a casa in qualche modo - a gennaio mi sono fatto 4 km di camminata perché a metà percorso mi ero bloccato con la schiena e non riuscivo più a correre - e ti metti subito a spippolare sul telefonino, cercando di capirci qualcosa. Visiti tutti i siti che potrebbero esserti in qualche modo di aiuto, da forumalfemminile a quello dell' organizzazione mondiale della Sanità. E ovviamente non ne cavi un ragno da un buco. Dunque vai dal fisioterapista, che come prima cosa ti tiene fermo per un congruo lasso di tempo. 

3) Depressione: ci siamo, sei ai box. Una settimana o un mese, tecnicamente è uguale. Sei fermo e non te fai una ragione. Stavi preparando qualcosa - la maratona di New York o la 10 Km del più sperduto paesello di provincia, fa lo stesso - e ti tocca interrompere. E ovviamente ti dici che non riuscirai a ritornare in forma per l' evento. Anche se mancano due mesi e mezzo, come nel mio caso. Ciondoli per la casa, strascicando i piedi come uno zombi, alternando momenti di assenza completa ad altri di irascibilità. Diventi una persona da non frequentare.


4) Accettazione: no dai, siamo seri. Finche non riparti non accetti un bel niente. Ti girano e basta. Scalpiti, fai indebite pressioni sul fisioterapista affinché ti rimandi a correre e rimani una persona da evitare finché non tornerai a correre.






domenica 27 agosto 2017

Un Agosto da leoni

Agosto, mese di ferie. E quindi di relax e di dolce far niente? Ehhhh... No, in questo agosto mi sono allenato. Tanto. Mi sono allenato a casa e al mare. Quattro giorni a settimana, solitamente al mattino presto, vista anche la consistente calura di quest' anno. Ho seguito alla lettera le indicazioni di quello che ormai è il mio preparatore per la futura maratona di Firenze, il grande Piero Sisti. E così in questo mese, così come a Luglio, ho spinto a manetta: fartlek, medi, variati, piramidali, e poi ripetute in salita e lunghi, con lo scarico al venerdì. 

Alcuni di questi allenamenti ( ne scriverò nei prossimi post ) sono micidiali, al limite della tortura cinese e credo dovrebbero esser messi fuorilegge. Mentre li faccio rantolo, bestemmio tutti i santi e mi viene voglia di smettere, di fermarmi e buttarmi su un lato della strada a piangere. Ma poi riesco sempre a portarli in fondo. Ed è una bella soddisfazione, quando arrivo a casa, disfatto e sudato come un prosciutto lasciato sotto il sole di mezzogiorno a Mogadiscio, ma con quella consapevolezza di avercela fatta pure 'sta volta e di aver messo un altro bel tassello nella preparazione della Maratona. 

Però poi c'è altra faccia della medaglia, che è una cosa ganza. Ovvero adesso lo scarico del venerdì di 10-11 km e il lungo della domenica  di 18 -20 ( entrambi ad un passo tranquillo, con il cuore intorno ai 165 - 170 battiti ) si trasformano in delle bellissime " girate " su e giù per le campagne mugellane, percorrendo sentieri nuovi tra boschetti, campi e vigneti, facendo pure qualche foto e assaporando il piacere di correre. Il correre per correre. Godersi pienamente quello stato mentale e fisico di benessere, dovuto a un rilascio da parte del cervello di dosi massicce di endorfine ( credo si tratti del famoso Runner's high ) che questo sport riesce a regalarti, grazie evidentemente anche al paragone con la sofferenza che spesso ti fa provare.

Alla prossima, dove magari vi descriverò in cosa consistono alcune delle torture cinesi sopracitate.



















lunedì 31 luglio 2017

La Playlist

Quando ero ragazzo adoravo fare i " misti " sulle musicassette, buttandoci dentro quello che ascoltavo in quel periodo della mia vita ( si parla degli anni 1992 fino al 1998 ), lavorando di cesello per non farli risultare troppo pesanti, ma neanche troppo leggeri o allegri. Guai! La bravura stava nel sapere dosare il filone depression rock, con roba più scazzona. E ovviamente il titolo della compilation, oltre a risultare accattivante, doveva essere ben disegnato e colorato. Doveva essere figo, insomma.
La preparazione di un  " misto " richiedeva diversi giorni, se non settimane. Poi potevi finalmente sottoporlo al severo, ma sempre giusto, giudizio dei tuoi amici. Era bellissimo in effetti.

Oggi c' è Spotify. 

Fine della poesia.

E in mezz' ora ti fai una compilation non male per andare a correre, quando hai voglia di mettere le cuffie.  

Se vi va, copiatevela pure, a me piace, da' una bella carica. Sennò ascoltatevi Despacito e ciao, non me la prendo.







lunedì 10 luglio 2017

Fare o non fare. Non c' è provare.

Decidere di correre la Maratona è il primo passo per portarla a compimento. Credo che chiunque si sia lasciato prendere dalla passione per la corsa, prima o poi venga assalito da questa esigenza, chiamiamola cosi; piano piano ti si insinua nel cervello e a un certo punto decidi che la vuoi fare. 
Stavo scrivere " decidi di provarci ", ma poi mi è tornata in mente la frase che il Maestro Yoda dice a Luke, durante l' addestramento Jedi, ne " L' Impero colpisce ancora ": - Fare o non fare. Non c' è provare. - 






Quindi bene, Maratona sia. Farò quella di Firenze, Domenica 26 di Novembre. Ho cinque mesi per prepararmi al meglio. Cinque mesi per trasformare il mio corpo e la mia mente in un arnese che corre per 42,195 km di seguito. 

In questo lasso di tempo di tempo che mi divide dalla Maratona non sarò solo. Ho chiesto infatti a Piero Sisti di seguirmi e allenarmi. Sono già un paio di settimane che abbiamo iniziato, inserendo allenamenti nuovi e anche piuttosto duri, ma al contempo con un approccio alla corsa in cui riesco a ritrovarmi: le sensazioni che provi durante la corsa vengono prima dei tempi e delle distanze. 

Avanti tutta!



venerdì 16 giugno 2017

6,30 di mattina: si corre

Contrariamente a quanto si crede, l' estate è la stagione peggiore per correre. Fa caldo. Fa sempre un sacco di caldo. Specie nelle ore in cui uno può permettersi di prendersi un' ora e mezza di tempo per uscire in strada. In pausa pranzo, col sole a picco, è da folli,  ma anche nel tardo pomeriggio, la situazione non è che sia migliore. 
Complice una chiacchierata con un veterano della corsa e del Trail, Piero Sisti, al quale chiedevo consigli per come prepararmi alla mia prima maratona, a novembre a Firenze, ho iniziato due giorni fa ad allenarmi la mattina presto, alle 6,30. 
Devo dire che mi piace. 
Sveglia alle sei e dieci, mentre tutti dormono, mi vesto in silenzio e sguscio fuori dalla camera, col passo del leopardo, per non svegliare nessuno. 
Tazza di caffè americano con un paio di biscotti - che' a digiuno continuo a rifiutarmi di uscire - mi lavo, allaccio l' orologio gps, metto sù l' iPod e via, sono in strada.

E' una bella sensazione. C' è pure la nebbia stamani, tutto pare ancora più ovattato. 

Mi piace andare a correre verso Mucciano, partendo da Panicaglia, fino al bivio per La Gracchia e ritorno. 10 chilometri tondi.  E' un bel percorso, che passa tra i campi, e dove si incontrano sempre poche macchine. La mattina presto poi, praticamente nessuno. I rari automobilisti che incrocio mi guardano come fossi un marziano. Esattamente come, fino ad anno scorso, avrei guardato io, un tizio che va a correre la mattina presto, invece che starsene tranquillo a letto: " Ma guarda questo bollito... ". Più o meno una roba così. 

Sudo, ansimo, ascolto i Car Seat Headrest. Un tripudio di chitarre elettrice e la voce sgraziata da adolescente del loro cantante, mi danno il ritmo giusto. Mi fermo un minuto a fare qualche foto. Riparto e mi accorgo di non aver messo in pausa l' orologio. E ovviamente mi incazzo. Ricomincio a correre che sembro pagato. A una cinquantina di metri da me intravedo nella nebbia un capriolo, alza la testa, mi guarda perplesso - proprio come gli automobilisti di prima - ci pensa un attimo, e con un balzo si butta nella nebbia e scompare.
Continuo per la mia strada, manca poco ormai. 
Ultimo chilometro tutto in allungo.

Ho fame. Appena arrivo a casa, penso, mi mangio un toast con la carne di gnu, la sottiletta e il tabasco.









nebbione nella brughiera

venerdì 2 giugno 2017

Colazione prima o dopo l' allenamento?

Ma la colazione prima di andare a correre al mattino, va fatta o no? Nessun runner può sfuggire a questa domanda. E anche se dopo un pò di tempo che corri, riesci a trovare un tuo equilibrio, la sera prima questa domandina ti si insinua, bastarda, nel cervello e ti accompagna fin sotto le coltri. 

Due punti fermi: 
1) non sono un medico o un dietista; 
2) ogni organismo è differente e reagisce in maniera propria agli stimoli. Quindi la cosa migliore è imparare a conoscersi, provando e testando.

Intanto c'è da distinguere che tipo di allenamento si deve fare. 

Un allenamento breve, dai 30 ai 40 minuti, lo si può fare pure a digiuno. 
Dice. 
Io, onestamente non ci riesco ancora. Sento il bisogno, più che altro psicologico, di buttare giù qualcosa di solido. Quindi una tazza di caffè americano e tre - quattro biscotti un' oretta prima di allenarsi. Non è l' ottimale probabilmente, ma io mi trovo bene così, per ora. L' importante è comunque stare molto leggeri. E quando hai finito ti fai la colazione che ti pare. Colazione, non banchetto di matrimonio del cugino Vincenzo.

Se invece si deve fare un lungo, oppure una gara, le cose cambiano. Due ore prima, minimo, è bene mangiare qualcosa. Io aggiungo ai biscotti anche una fetta di pane bianco, tostato, con la Nutella e una manciata di cerali, tipo il muesli. Ma anche in questo caso l' alimentazione è del tutto soggettiva, e il miglior modo è imparare a conoscersi, col tempo, finché non trovi un tuo equilibrio. Equilibrio che proverai a mettere in discussione tutte le volte. 

Ecco alcuni alimenti da evitare di assumere:

  • latte e latticini. Appesantiscono e fanno venire gli strizzoni mentre corri, che non è una bella cosa;
  • succhi di frutta, specie quelli agli agrumi; 
  • panini con insaccati vari;
  • il caffè se si soffre di stomaco;
  • la torta panna e fragole che hai nel frigo. Io l'ho provata una volta, due ore prima di un lungo, che ovviamente diventò un corto;
  • la caponata avanzata dal banchetto di matrimonio del cugino Vincenzo.



Insomma, ognuno ha il proprio organismo, i propri equilibri e le proprie fisime. Ma bisogna comunque stare leggeri e usare il buon senso. 


giovedì 1 giugno 2017

L' intervista #1

Quando ho aperto questo blog mi son detto che, oltre alle mie esperienze o impressioni sul running, sarebbe stato piacevole ospitare anche quelle di altre persone che frequentano questo mondo. 
Quindi, qualche tempo fa ho iniziato a stressare il Guidotti per intervistarlo, diciamo così, sulla sua ultima partecipazione al Passatore. 
E ieri, sulle panchine del Foro Boario, acquattati all' ombra dei tigli, prima di andare a fare una sgambata, mi ha raccontato del suo trentesimo Passatore:

- Allora Claudio, come è andata?
- E' andata bene, si. Senza grossi problemi, diciamo. Se se esclude un forte dolore al ginocchio nella discesa delle Croci, che poi per fortuna è passato. Sono arrivato in fondo stanco, ma non finito: erano diversi anni che non arrivavo così bene al traguardo. Poi che c'entra, la gara è durissima, e come sempre sopraggiungono le crisi, ma si superano. Sono sempre stato abbastanza presente. Tanto che dal settantesimo al novantesimo chilometro non ho camminato un metro, sono andato in " spinta ".

- Tanta gente?
- Si veramente tanta, a tutti gli orari e in tutti paesi, nelle frazioni. E questa cosa ti dà molta carica, sia quando stai male che soprattutto quando stai bene. Il Passatore è una festa.

- Il momento più duro?
- Sicuramente la discesa delle Croci, fino a Polcanto, col dolore al ginocchio. Ho avuto paura di ritrovarmi come l' anno scorso, quando ho fatto buona parte della gara con il ginocchio bloccato. 

- E quello più bello invece?
- L' arrivo è sottinteso ( sorride sornione )... Il passaggio da Borgo, è stato veramente bello. Tanta gente che mi ha riconosciuto e salutato. E poi sulla salita che porta all Colla, perché stavo veramente bene e salivo che era una meraviglia.

- 100 chilometri sono veramente un'infinità. Oltre ad una grande forma fisica, è necessaria anche una strepitosa tenuta mentale. Come si fa a non rimanere schiacciati?
- Io ho sempre pensato che sia una cosa innata. In una gara di 100 chilometri, il 70% lo fa la testa. Certo, senza allenamento fisico non parti nemmeno, ma ci vuole testa. Da Marradi a Faenza ( in pratica una maratona n.d.a. ) psicologicamente è devastante, sono tutte diritte, infinite, e non ti basta più la preparazione fisica, occorre tenere dal punto di vista psicologico . Quindi, da un lato bisogna esserci portati, e dall'  altro occorre allenare pure la testa. Io per esempio corro molto da solo in allenamento, perché poi in gara capita di correre per lunghi tratti, spesso quelli più duri, in perfetta solitudine. E poi fare le gare in circuito, tipo la 6 ore del Donatore che ho corso alcuni giorni prima del Passatore, dove si corre per sei ore appunto, su un circuito di un chilometro.  

- Ultima domanda: quali consigli daresti a chi vuole provare a partecipare per la prima volta alla 100 chilometri del Passatore?
- Innanzitutto la prima volta non bisogna avere l' ossessione del tempo. Poi partire pianissimo nella prima parte della gara. E' fin troppo facile farsi trasportare dall'' entusiasmo nelle prime fasi della corsa, ma poi lo paghi quasi sicuramente; bisogna saper aspettare, senza guardare quante persone ti passano avanti, che poi se stai bene li riprendi. Attenzione alla Colla! Non ostinarsi a correrla in salita, si può fare a strappi, alcuni pezzi a corsa e altri al passo; e la discesa non lasciarsi andare, anzi, altrimenti si arriva a Marradi con le gambe imballate. Arrivati a Marradi hai più di settanta chilometri sulle spalle, e hai ancora da fare una Maratona. Ecco il Passatore inizia a Marradi: se ti sei risparmiato, se hai dosato bene le energie, riprendi non decine ma centinaia di posizioni.
Insomma il Passatore è un Viaggio, come dico sempre, una gara con te stesso. E godersela, tutta, anche le crisi, che immancabilmente arrivano, è il modo migliore per portarlo a termine.



Finita la chiacchierata siamo andati a correre in ciclabile. 10 chilometri e faceva parecchio caldo.

Selfone post corsa, leggermente accaldati.






martedì 23 maggio 2017

Un allenamento con Claudio Guidotti

Domenica mattina, ho avuto il piacere di correre con Claudio Guidotti. Qui da noi Claudio è un' icona. Il suo nome lo abbini immancabilmente alla corsa e al Passatore, il Santo Graal delle competizioni podistiche: 100 chilometri, da Firenze a Faenza. Una roba che a pensarci, mette pensiero a farla pure in auto. 

Quello che colpisce subito di lui è il suo modo di correre. Ognuno di noi ha il proprio stile, ovviamente. Ma il Guidotti lo riconosci da lontano, quando vedi la sua pelata lucida avanzare implacabile sulla strada. Più che correre, sembra che nuoti. Muove le braccia, in un turbinio, quasi ad afferrare e buttare dietro di se' i metri che si stagliano davanti. E, metro dopo metro, macina settimanalmente più chilometri di un pendolare. 


Parlare della corsa quando si corre è come parlare di cibo quando mangi, viene naturale e mette bene. E così, per tutto il percorso, abbiamo chaiccherato come vecchie comari. Anzi, ad onor del vero, lui parlava ed io ascoltavo. Con Claudio non potevamo non parlare del Passatore; sia perchè sabato prossimo si svolgerà questa gara straordinaria, sia perchè lui dall' alto delle 29 - ventinove !! - edizioni che ha portato a termine, di cose da raccontare, ne ha davvero tante. Al netto degli aneddoti, alcuni divertenti, altri grondanti fatica e sofferenza, quello che mi ha colpito di più, è stata la passione con cui ha narrato alcune delle sue esperienze. Col suo sguardo sempre frizzante, dietro i suoi inseparabili occhiali, che solo chi ama profondamente quello che fa, riesce ad avere. 



eccolo


La corsa è stata breve, sette chilometri circa, ma a suo modo è stata un' esperienza. 


Avrei voluto fosse stata molto più lunga.


lunedì 15 maggio 2017

Il Lungo

La domenica è il mio giorno del " Lungo ". Ovvero di quell' uscita settimanale con un più chilometri da percorrere. 

Il Lungo della domenica mattina, inizia il sabato sera. Infatti, per evitare di stramazzare al suolo a metà percorso, la sera prima è cosa buona e giusta evitare di mangiare e bere come alpini al loro raduno annuale. Certo, non è necessario neanche passare una serata in stile Pai Mei, con una ciotola di riso e teste di pesce. Una via di mezzo può andare.


Al solito sveglia alle sette e mezza, colazione, un pò di balocchi e lotta coi figlioli, e poi a un quarto alle dieci salgo in auto e vado al punto di ritrovo. Ho fissato come sempre con Matteo, mio compagno di corsa, e anche un pò allenatore: mi prepara le tabelle per le gare e mi dà buoni consigli, che cerco di non disattendere. Anche perchè vedo che funzionano, come quello di non fare l' alpino la sera prima di correre


Partiamo, il primo chilometro a passo blando, per riscaldarsi. E' caldo, sarà una cosa dura, temo. Entriamo in ciclabile di buona lena, non tanto però da non poter parlare. Si chiacchera del più e del meno, di allenamenti, di cene, si scherza. Incontriamo diversi amici a correre, ci salutiamo con un sorriso, un cenno della mano e lo sguardo complice. Succede sempre così, anche con chi non conosci. O meglio, a me fa questo effetto, mi vien spontaneo di salutare tutti. Penso sia qualcosa di molto simile al senso di appartenenza. E' una cosa che mi piace molto.


Finita la ciclabile ci buttiamo sulla statale e poi sù, verso La Gracchia, Piazzano e Mucciano. In piena campagna mugellana, prima sull' asfalto e poi strade bianche; tra campi di grano ancora verdissimo, e ai margini dei boschi. Pezzo impegnativo, faticoso. Lo sterrato richiede più attenzione a dove metti i piedi. Pure la conversazione cambia, facendosi più arduo il percorso, anche questa sale inspiegabilmente di livello, diciamo così. Ragioniamo di libri a tratti, tra uno sbuffo e l' altro, di Hemingway e di Fitzerald. Pare una cazzata ma non lo è. 




Verso La Gracchia




Il dirittone in salita di Mucciano


Dopo Mucciano siamo di nuovo in strada, poi San Giovanni e Collina. Gli ultimi chilometri sono duri. Fa caldo, siamo stanchi e rossi come tacchini. Per fortuna sono tutti o quasi in discesa. Non parliamo più, penso solamente a quanto manca. Controllo piuttosto compulsivamente l' orologio navigatore. Distanza, velocità, battiti. Mi fanno male le gambe, le ginocchia pungono a ogni passo nella discesa sconnessa. Fanculo la discesa. Ma sempre meglio della salita, perdio. 

Entriamo in Borgo, saluto la maestra di mio figlio Francesco, che mi sorride divertita. Ultime centinaia di metri, in allungo, belli fieri. 

Siamo arrivati, 18 km.


Sorrisi, pacche sulle spalle e ciao alla prossima.












martedì 9 maggio 2017

Perchè proprio la corsa

" Oh come ti è presa con questo running? ". Domanda legittima, che spesso mi viene rivolta da familiari-amici-conoscenti, vedendomi parecchio appassionato, diciamo. Come la mi è presa... boh, è così. Sono fasi della vita immagino. E come tutte le vicende umane avrà un inizio e una fine. 
Ho iniziato per caso. Talvolta, prima di anno scorso, mi capitava di correre; magari uscivo in strada due-tre di volte di seguito, poi smettevo per quasi un mese. Poi riprendevo, e rismettevo. Correre mi faceva sentire bene: nel fisico e nello spirito. Ma in fondo mi dicevo che non era lo sport che poteva fare per me: sono competitivo, ho bisogno della sfida, dell' agonismo, di qualcuno con cui ingaggiar tenzone. Però le volte che correvo stavo bene, mentre nei periodi di inattività sentivo che mancava qualcosa. 

E allora? Allora dopo ignote elaborazioni mentali che si sono fatte strada lentamente nella mia zucca, arrivavo alle seguenti conclusioni: 


1) Quando non corro manca qualcosa;

2) Quando corro sto bene;
3) Devo darmi un obiettivo, anzi più obiettivi, da poter
raggiungere. Incanalare dunque la vena agonistica verso me stesso, in positivo;
4) Vietato porsi dei limiti, chè con la volontà e la perseveranza si arriva dove si vuole. 

Ovviamente queste sono azioni che si adattano bene alla mia forma mentis, ma possono essere valide anche in generale. Non sono però degli assiomi. Posso solo testimoniare che per me hanno funzionato.

Un anno fa pensare di correre per 10 km sembrava una chimera; oggi 10 km è la distanza che corro in un normale allenamento. 





La nostra amata ciclabile


In definitiva mi ritengo fortunato: ho una passione che mi assorbe, che mi fa stare alla grande e che non nuoce a nessuno.

Se avessi avuto la mania per il gioco d' azzardo sarebbe stato peggio no?

Mugello Marathon: parla il Presidente.

A due giorni dalla 44esima edizione della Mugello Marathon, ho voluto scambiare qualche impressione con il Presidente, Gabriele Sargenti.  ...